
03 Nov La storia del raviolo
Come la maggior parte dei nostri piatti anche il raviolo ha una sua storia che parte da lontano e precisamente dalla tradizione gastronomica dell’antica Roma. L’autore in questione era Marco Gavio Apicio, importante gastronomo dell’epoca che, in una delle sue specialità, la torta di Apicio, parla di patinam apicianam sic facies, una sorta di antenato del raviolo così come lo conosciamo oggi. Facendo un balzo in avanti, nel Medioevo, tra il XII e il XIII secolo, è Genova il luogo in cui il prodotto ha una maggiore diffusione. Il nome è ancora al centro di diverse interpretazioni. C’è chi ritiene prenda spunto da “rabiola” (piccola rapa); chi invece sostiene che il termine sia dovuto al concentrato aggrovigliato del ripieno (rovigliolo), ma il segreto del suo nome potrebbe celarsi dietro ad un cognome, Ravioli, che è quello del primo cuoco a produrre questo formato a Gavi Ligure,all’ epoca sotto il controllo della Repubblica di Genova. Una tale specialità non poteva restare nei ristretti confini regionali, così circa un secolo dopo, come si evince da “Cronaca di Fra Salimbene Parmigiano, dell’Ordine dei Minori”, il raviolo sbarca in Emilia Romagna, regione che nel corso dei secoli si confermerà la patria della pasta ripiena.
Ma la prova più attendibile della presenza del raviolo nella tradizione gastronomica italiana ce la regala Boccaccio nel suo Decamerone, precisamente nel racconto dell’ottava giornata con la terza novella che illustra al lettore il paese di Bengodi. All’inizio del racconto si paragona il borgo ad un luogo dove: “eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevan che far maccheroni e raviuoli, e cuocergli in brodo di capponi”.