Le patate del Mugello

Gli agricoltori mugellani ed i piccoli possessori di un appezzamento di terreno che si dedicano alla coltivazione dell’orto, in questo periodo, provvedono all’acquisto delle patate da seme da piantare dopo aver lavorato o vangato il terreno. Oggi si possono trovare presso i negozi di rivenditori specializzati di prodotti per l’agricoltura, a San Piero a Sieve, a Borgo San Lorenzo, a Vicchio, a Dicomano e Contea, diverse varietà di patate, bianche, gialle e rosse adatte ai vari usi di cucina, per fare i tortelli mugellani, per la purea, per friggere, per fare le polpette con aglio e prezzemolo. La patata fu introdotta dal Nuovo Mondo, in Spagna, a Siviglia intorno al 1560 e da qui in Portogallo. Questa venne inviata in dono da Filippo II di Spagna al papa, ma mangiata cruda, fu ritenuta non commestibile. La patata fu portata in Irlanda da sir Walter Releigh nel 1586 dalla colonia americana della Virginia, chiamata così in onore della regina Elisabetta I, che come è noto non si sposò mai, e fu coltivata nel 1588. La patata venne coltivata poi come pianta ornamentale negli orti botanici di Londra, nel 1596, di Parigi nel 1601, in Belgio nel 1601, in Svizzera nel 1590 dove fu coltivata da Caspar Bahuin. Nel 1587 si diffuse in Germania ed in Polonia, Vienna e Francoforte nel 1588. In Svezia i tuberi erano presenti a Upsala, nell’orto botanico del celebre Linneo. A Firenze, arrivarono in dono al Granduca Ferdinando II di Spagna e furono coltivati nel 1667 nel Giardino di Boboli e nel Giardino dei Semplici. In Mugello fu sperimentata la coltivazione dopo la carestia del 1767, dovuta al clima siccitoso e alla scarsità dei cereali di cui scrive Ottaviano Targioni Tozzetti nell’opera Alimurgia (De alimentis urgentia, Mancanza di alimenti), nella quale si apprende che in altri paesi d’€pa già si coltivavano le patate. L’Accademia dei Georgofili, fondata nel 1753, promosse degli studi in merito ed invitò i soci a produrre delle memorie sulla coltivazione dei tuberi. Nel 1817 fu presentata all’Accademia la “Relazione sulla coltivazione delle patate di varie specie raccolte nel Mugello l’anno 1817 dal Cav. Verdiano Rimbotti.” Si riporta qui di seguito il testo integrale della relazione con opportune spiegazioni:

“Io promisi nell’adunanza del marzo dello scorso anno di dare il Ragguaglio delle varie specie di patate fatte vedere a questa rispettabile Accademia per coltivarsi, e da me coltivate; ed ora vengo ad eseguire la mia promessa. Le Patate Primaticce Reali, dei dintorni di Parigi, che sono bislunghe e da me piantate a buche e coltivate col solito metodo ed a pezzi di un occhio per pezzo, in terra grossa e molto argillosa, governate a colombina, ad un’esposizione di mezzogiorno, con due libbre =679 gr. (1 libbra toscana del 1782 corrisponde a 339,5 gr., secondo le “Tavole di riduzione delle misure e pesi toscani alle misure e pesi analoghi del nuovo sistema metrico dell’Impero francese” pubblicate a Firenze nel 1809), ne raccolsi libbre 20 = 6790 gr., onde che hanno reso il 2 x stajo (1 staJo di terreno corrisponde a 1700,10 mq), quantunque fossero in luogo caldo, e che soffrissero un grand’alido, che sono d’un eccellente sapore e molto delicate. Le patate gialle di Vusburgo (l’odierna Wurzburg in Germania), rotonde che sono di una grossezza mediocre, messe ad un’esposizione di mezzogiorno in terra argillosa e governate con colombina, piantate a buche con libbre 6= 2,037 kg., ne raccolsi libbre 66 = Kg. 23,30, onde resero l’undici per uno, e sono di buon sapore e delicate e molto farinacee. Le patate gialle d’Olanda che erano piccole, e che avevano già messo quando le piantai, e messe in terra grassa e ad un’esposizione di mezzogiorno, e piantate a buche con libbre 26 = Kg. 8,8 ne raccolsi libbre 114 = Kg. 38,703, onde hanno reso il quattro e mezzo per stajo, ma siccome soffersero l’alido, erano molto piccole ma in gran numero essendosene trovate 50 e 60 per pianta. Esse hanno il fiore celeste e la foglia molto intagliata e si distinguono assai bene dalle altre specie che hanno il fiore bianco, e le foglie più larghe, vennero piccole perché soffersero molto l’alido, mediante la stagione estiva in cui mai non piovve, e perciò le più grosse sono quelle ch’io presento all’Accademia, e dovetti levarle dal terreno nell’Agosto per esser del tutto secchi gli steli onde non erano nella loro perfetta maturità, che sono di un sapore molto delicato, e migliore delle nostrali e sono molto glutinose e nel medesimo tempo farinacee. Le patate d’Irlanda, dette Inglesi, piantate in luogo Alpestre ed in terra argillosa esposte a mezzogiorno, e governate con del terriccio e col metodo descritto nella mia operetta, con libbre cinquanta= 17 Kg., ne ho raccolte libbre 660 = 224,070 Kg, onde resero il 13 e ½ per stajo e furono piantate a pezzi di due occhi per pezzo, e la più gran parte delle piante si seccarono nel mese di Agosto, motivo per cui dovetti levarle nel Settembre perché più non vegetavano. Ma avendone piantate altre cento libbre = 34 Kg. Della medesima qualità in poggio ed in terra molto galestrina esposte alla levata del sole, le governai con concio spento piantandole col solito metodo e a pezzi di due occhi e uno, con libbre 100=34 Kg. ne raccolsi libbre 2500 = Kg 848,750 (8 q.li). onde hanno reso il 25 per stajo, e le levai ai primi di dicembre (202 anni fa) essendosi mantenuto lo strame fresco e vegeto fino al detto tempo., e ne ho avute delle molto grosse e perfino di una libbra = 339,5 gr. l’una, come si vede, esse sono farinacee, e di miglior sapore delle nostre, e d’un color di rosa pallido. Le patate nostrali coltivate col solito metodo, nelle pianure, e nei luoghi di terra Panconacea, o Argillosa, hanno reso poco più della metà del seme mediante il grand’alido e la gran siccità che è stata nella scorsa estate, e si sono trovate le radiche senza i tuberi, o bulbi attaccati, quantunque i loro fusti fossero vegeti e vigorosi e ciò per non aver potuto cominciare a formarli, giacchè la terra che avevano intorno, era così serrata dall’alido che non permetteva loro di formarli né d’ingrossare. Ma nelle terre di poggio, ove non son soggette tanto all’alido, e che il sole ha meno forza, hanno reso assai bene, avendone io fatta la prova nelle montagne del Mugello ove mi hanno reso il venticinque e il trenta per stajo, ed in terre galestrine, e infine fino al quarantacinque , e molto grosse come possono vedere dalle patate che ho presentate all’Accademia quest’oggi. Da ciò si puole dedurre che la coltivazione delle patate è più adattata nei poggi che alle pianure, giacchè anco nelle montagne della Romagna, e negli Appennini ad onta dell’alido e della siccità hanno reso assai bene anco in quell’anno quando sono state ben coltivate”. Tratto dall’Archivio dell’Accademia dei Georgofili. Luciano Cavasicci. Caratteristiche delle patate da seme odierne: Kennebec, a pasta bianca

Relazione sulla coltivazione delle patate di varie specie raccolte nel Mugello dell’anno 1817 dal Cav. Verdiano Rimbotti

A cura di Luciano Cavasicci