
25 Nov Vin Santo: origini leggendarie
Un po’ dovunque, la storica tradizione storica lega il consumo dei cantucci al vin santo, che ha il compito di ammorbidirne la consistenza e di esaltarne il sapore e la dolcezza. Precisiamo che il vin santo è il vino passito. Le origini del Vin Santo? Sono un po’ leggendarie. Le prime origini risalgono agli inizi del Cristianesimo, per indicare forse un vino puro adatto al rito della Messa. Poi si arriva al 1348, quando durante la peste scoppiata nel senese, i moribondi che ingerivano il vino da messa somministrato da un frate, sembra esclamassero “vinsanto” per le sensazioni di sollievo provate; si diffuse la convinzione che tale vino avesse proprietà miracolose. Un’altra versione riconduce la nascita del termine al 1439, data del Concilio indetto da Papa Eugenio IV per discutere dell’unione della Chiesa occidentale con quella orientale. Ben settecento erano gli alti prelati greci, e tra questi l’umanista Cardinal Bessarione, vescovo di Nicea, che assaggiando del vino dolce toscano pare abbia esclamato: “Ma questo è Xantos!” (vino prodotto nell’isola greca di Xantos), trasformato poi dai presenti nell’aggettivo latino “santus”. Un’altra spiegazione fa invece riferimento al ciclo produttivo del vinsanto, basato intorno alle feste religiose più importanti del calendario liturgico cristiano. Alcuni spremono l’uva per i Santi, altri per Natale ed altri per Pasqua. Alcuni imbottigliano il Vinsanto in questo mese di novembre, mentre altri ad aprile. Generalmente si ritiene che tre anni di fermentazione o invecchiamento sono sufficienti per la produzione di un buon vinsanto anche se alcuni produttori lo invecchiavano (e lo invecchiano tuttora) per più di dieci anni. Da un quintale di uva fresca si ricavano in genere soltanto venticinque litri di vinsanto. Il Vin Santo è un tipo di vino da dessert.